Karajan – Ritratto inedito di un mito della musica
Ed. La nave di Teseo
Leone Magiera inizia il suo personalissimo, e dunque soggettivo, ritratto di Herbert von Karajan raccontando la propria giovinezza accanto alla ragazza, e poi donna, che li fece conoscere: Mirella Freni, prima moglie dell’autore. Dai bacetti furtivi nell’ultima fila di un cinema, narrati con la stessa dolcezza serena che il vecchio Verdi riserva a Fenton e Nannetta, alla soffitta para-pucciniana di Glyndebourne dove li raggiunse una busta gialla intestata che conteneva la scrittura per quella Bohème scaligera che avrebbe fatto la storia. Il direttore delle Nozze di Figaro in cui lei cantava Susanna, John Pritchard, fino a quel giorno puntiglioso e scostante, si fece improvvisamente affabile e mansueto. Era il potere dell’aura di Karajan. Dove e quando il grande direttore avesse ascoltato la Mirellina, per volerla con sé alla Scala, non lo si è mai saputo, pare che lui amasse travestirsi e intrufolarsi nei teatri sotto mentite spoglie quando voleva ascoltare qualcosa o qualcuno senza farsi riconoscere.
Questo libro non è una biografia né ha la pretesa di esserlo, ma un ulteriore contributo all’iconografia pagana di quello che è stato il direttore d’orchestra più celebre e discusso del secolo scorso, per certi versi è un omaggio a un uomo e artista che Magiera ha conosciuto bene e ammirato ancora di più. Un omaggio che ha il taglio del diario più che della cronaca.
Ci sono diversi aneddoti gustosi, qualche pettegolezzo simpatico e qualcuno pruriginoso (Karajan ne è stato spesso vittima ma non disdegnava nemmeno farsi a sua volta gli affari degli altri), ma ci sono anche alcuni approfondimenti musicali troppo brevi per esaurire un argomento ma abbastanza intriganti da stimolare la curiosità di approfondire. Insomma è un libro che si beve d’un fiato.
Quel che rimane, girata l’ultima pagina, è una consapevolezza rafforzata: Karajan fu un mistero sfuggente e inafferrabile anche per chi ci lavorò fianco a fianco. Troppo massiccio è il suo contributo e troppo ampia la sua parabola, forse persino eccessive le sue contraddizioni, per sperare di inquadrarlo o risolverlo.
Pavarotti visto da vicino
Ed. Ricordi
Giunto alla seconda edizione nel giro di qualche mese, questo libro raccoglie la straordinaria testimonianza che nasce dal sodalizio artistico e umano che ha unito Leone Magiera e Luciano Pavarotti.
La storia di un grande tenore da un punto di vista unico e privilegiato: dagli esordi ai trionfi planetari, dai retroscena più sorprendenti alle ultime confidenze, un ritratto intimo e inedito di Big Luciano.
In queste pagine, scritte da un musicista che ha condiviso ogni momento importante della vita di Pavarotti, per la prima volta svelati i segreti di una voce che è ormai un mito.
Il libro è corredato da un apparato fotografico con immagini spesso inedite ed è completato da un’appendice tecnica di grande interesse sulla voce del tenore.
Il volume è stato tradotto in inglese con il titolo ”Close up”, ed. Ricordi
Acquista il libro sul sito ufficiale Ricordi | Versione inglese
Di seguito i collegamenti ad alcuni siti dove poter acquistare e trovare informazioni sui libri:
ricordi.it | clariusaudi.com | spartiti.biz
Metodo e Mito: Mirella Freni
Ed. Ricordi
E devo dire che anche questa volta Leone Magiera, con quella maniera tutta particolare di intrecciare dettagli tecnici ed avvenimenti narrativi, dissertazioni sull’interpretazione musicale a vicende di vita, è riuscito a creare un racconto estremamente godibile ed avvincente.
…
In realtà, senza alcuna fatica l’autore è riuscito a fondere e compenetrare due elementi apparentemente così lontani fra di loro -tecnica e narrazione- e a darci un ritratto per niente convenzionale di una delle più grandi cantanti del nostro tempo.
(dalla prefazione di Ettore Campogalliani)
Metodo e Mito: Ruggero Raimondi
Ed. Ricordi
…
D’altra parte mi sembra che il libro -per il suo stile particolare che alterna la scherzosa anedottica privata alla seria analisi tecnica- si rivolga non solo ai fan curiosi di conoscere qualcosa in più sul passato del loro interprete preferito, ma anche ai giovani cantanti e registi che vogliano carpirne qualche segreto che li aiuti a diventare interpreti di domani.
Con nessun altro interprete nel corso della mia intera vita professionale sono arrivato ad avere la netta sensazione che il nostro mestiere di teatranti può essere usato non solo come mezzo per una ricerca continua non solo sul pensiero dell’autore e sull’anima dei personaggi, ma anche e soprattutto -in modo più doloroso ma più gratificante- sull’essenza della nostra natura di uomini.
(dalla prefazione di Piero Faggioni)
Metodo e Mito: Luciano Pavarotti
Ed. Ricordi
“Avevo vent’anni quando ascoltai Luciano Pavarotti per la prima volta. Lui ne aveva diciannove e chiedeva a me, fresco di diploma di pianoforte, un parere sulla sua voce.
Non ricordo esattamente cosa gli dissi, ma il parere dovette essere favorevole, perché da allora si potrebbe dire che non ci siamo mai lasciati: lui imparando da me la struttura e le note delle opere da interpretare; ed io imparando da lui l’originalità e la libertà del fraseggio, a volte così personale che spesso sfociava in accese e lunghe discussioni fra di noi.”
Leone Magiera